mercoledì 31 marzo 2010

L'auto di plastica della RDT: la tedesca Trabant

Un video eccezionale sulla fabbricazione della celebre auto popolare "di plastica" Trabant.
Il veicolo rappresentava per la DDR quello che la Fiat 500 rappresentava per l'Italia, parallelamente la prima serie aveva un motore di soli 500 cc..
Come si vede dal clip di seguito la Trabant veniva plasmata dalle mani e "non solo" esperte degli operai-artigiani dell'azienda tedesca Sachsenring:



Riporto pari pari quello che ci dice Wikipedia su questa macchinetta super inquinante e assurda della DDR :

Nata come l'auto del popolo tedesco dell'Est (un po' come la Volkswagen per il popolo del Terzo Reich), la Trabant fu di fatto l'unica scelta possibile per il trasporto privato; nella DDR esisteva un'altra casa automobilistica, la Wartburg, che produceva automobili per qualità e tecnologia nettamente superiore alla Trabant della Sachsenring. Tuttavia i costi proibitivi delle automobili Wartburg di fatto relegavano il ruolo della Trabant ad auto del popolo, mentre le Wartburg erano usate dalle persone che facevano parte della nomenklatura della Germania Est.


Inizialmente la sua denominazione era quella di AWZ (Automobilwerk Zwickau). Il nome Trabant venne utilizzato per la prima volta nel 1957 per il modello definitivo P50 e significa compagno di viaggio, così come il termine russo Sputnik, satellite lanciato nello stesso anno dall'Unione sovietica. Agli inizi questo modello doveva essere un motoveicolo che solo alla fine del progetto venne convertito in una automobile. La P50 era dotata di un motore a due tempi di 500 cm³.


Una Trabant 601, il modello più costruitoLe Trabant furono le prime auto tedesche con la carrozzeria interamente realizzate in materiali plastici. Per realizzare la carrozzeria veniva utilizzato il Duroplast, un materiale contenente resina che veniva rinforzata con lana o cotone. Questo materiale era economico da produrre ed evitava alla DDR di dover importare il costoso acciaio. Anche se non offriva molta protezione in caso di urto, recenti crash-test hanno dimostrato che la protezione offerta da queste vetture era comunque adeguata alla classe della vettura.

La fabbrica produceva tre modelli d'auto, la berlina, la cabriolet e la giardinetta; tutte le "601" (dagli anni '60 agli anni ottanta) montavano motori a due tempi di 595 cm³ per 25 cavalli che in seguito venne sostituito con quello da 1043 cm³ della Volkswagen Polo (molti proprietari della vettura avevano anche montato sulle loro auto il motore della Fiat 128). Le prestazioni erano modeste e l'auto impiegava 29 secondi per raggiungere i 100 km/h con partenza da fermo, mentre la velocità massima era di 112 km/h. Inoltre il motore produceva un notevole fumo dallo scarico.

Con la riunificazione, auto come la Trabant sono state schiacciate da altre case automobilistiche e dalle rigide misure anti-inquinamento, per cui la produzione cessò. Oggi la Sachsenring AG produce solo dei componenti di ricambio per motori a scoppio.

Nei primi anni novanta era possibile acquistare una di queste vetture per una cifra irrisoria e ci fu un certo mercato. Con l'andare del tempo però si sono fatte più rare ed il loro prezzo è salito, pur rimanendo sempre molto economiche. Oggi si può vedere il modello ancora circolare in alcuni paesi dell'Europa orientale come Romania, Bulgaria, Moldavia, ma talvolta anche in Islanda, dove le auto "datate" (moltissime americane anni sessanta-settanta, ma anche automobili dell'est Europa quali la Trabant) sono apprezzate per la loro robustezza, quindi adatte al clima freddo e alle strade non asfaltate dell'isola.

In effetti la Trabant salì agli onori della cronaca anche alla fine degli anni novanta quando si venne a sapere che era riuscita a superare il test dell'alce, mentre vetture molto più moderne (come la Mercedes-Benz Classe A), in un primo momento, non ce l'avevano fatta (questo test è una prova di stabilità condotta effettuando, con la vettura in movimento, una sterzata brusca come se si dovesse evitare un animale che attraversasse la strada improvvisamente, un test molto importante nei paesi dell'Europa Settentrionale). La Trabant, che il test l'aveva superato addirittura nel 1990, ricevette un inaspettato riconoscimento per le sue doti di stabilità.

D'altra parte, mediamente, i giudizi su questa particolare auto sono per lo più negativi: ad esempio, un sondaggio del settimanale TIME l'ha inserita tra le 50 auto peggiori della storia[1].

Modelli prodotti [modifica]
Versione Anni di produzione Esemplari
AWZ P70 dal 1954 al 1959 36.151
Trabant P50/500 dal 1957 al 1962 131.440
Trabant P60/600 dal 1962 al 1965 106.628
Trabant 601 dal 1964 al 1990 2.818.547
Trabant 1,1 dal 1989 al 1991 39.474
Totale
N.B.:Dati calcolati non ufficiali 3.132.240

martedì 30 marzo 2010

Raduno a San Vincenzo (LI)

E' stato organizzato a San Vincenzo (LI) un raduno, un pò in sordina devo dire, dalla Scuderia auto e moto retrò di Leivi (GE) con a seguire visita alla fortezza di Populonia (LI). Degna di nota una Lancia Stratos ultrapremiata.
Il programma in dettaglio:

PROGRAMMA

Dalle ore 9.00 alle 10.30 ritrovo presso piazza Gramsci San Vincenzo.
Ore 10.45 partenza per il giro turistico a Populonia, con visita al castello.
Ore 12.30 rientro a San Vicenzo e pranzo presso ristorante “Il Delfino”.
Non potevo mancare da buon giornalista improvvisato quale sono e ho pensato di scattare qualche foto ricordo.

Raduno San Vincenzo - scuderia auto moto retrò Leivi

domenica 21 marzo 2010

L' Etrusco riconquista Roma

Ecco il mitico Club Fiat 500 di Follonica a Roma per un mega raduno, c'era anche il TG5 che ha intervistato due membri del nostro Club quello con il cappellino rosso è Aurelio Bertini, ex Presidente del Club, ora delegato di zona per il Fiat 500 Club Italia e Vincenzo Cantarella, consigliere come me del Club di Follonica.
La 500 Steyr-Puch bianca che si vede dietro Aurelio Bertini è la mia.
A voi il servizio intitolato "La carica delle 500"

mercoledì 17 marzo 2010

Cool Pics dal web

Ci voglio fare una maglietta

La Millemiglia passò da Grosseto il 3 Aprile 1938

Guardate che cosa è riuscito a trovare il mio caro amico Roberto Ticciati. Una preziosa testimonianza dal passato :

Millemiglia - 3 Aprile 1938

domenica 14 marzo 2010

Un'altra piccolina d'oltralpe in casa Grande Puffo

E' sì cari amici, è arrivata da poco più di 24 ore l'ultima e definitiva macchinina in casa Etrusco (alias Grande Puffo, alias Simone)....una 500 Steyr-Puch D del 1962.
Questa è la 500 Steyr-Puch che cercavo da anni ormai e che alla fine sono riuscito a trovare dopo travagliati ripensamenti e scontri familiari.
Questi furboni austriaci delle officine di Graz presero la nostra 500 e aggiunsero quello che secondo loro mancava, togliendo quello che secondo loro era superfluo o non funzionale.
Un motore incredibile e dal rombo entusiasmante, potete chiedere conferma ad Alberto (Puffo Inventore) che si è prestato, onorato dell'incarico, ad accompagnarmi di buon'ora fino a Terranuova Bracciolini (Arezzo) a bordo della sua Fiat 500 L per ritirare il nuovo acquisto.
In questo modo possiedo una tra le prime auto realizzate quasi interamente dall'azienda austriaca Steyr-Daimler-Puch e l'ultima serie anni 70 con carrozzeria assemblata all'80% in Italia.
Il risultato della memoranda impresa è riassunta dalle immagini che vedete qui sotto:
La 500 Steyr-Puch D del 1960


Per un accordo commerciale con la Fiat le 500 Steyr-Puch non potevano essere vendute in Italia.
D'altra parte Carlo Abarth e Giannini appigliandosi a un cavillo sull'assegnazione dei punti dei piloti italiani all'interno dei campionati nazionali non permisero ai motori boxer Steyr-Puch di varcare il confine.
Quando però nei campionati internazionali le Steyr-Puch entravano in competizione con le 595 SS e le 695 SS era bagarre e nel 98% dei casi il titolo iridato era impugnato dai mostri d'Austria al punto tale che in un caso addirittura Abarth e Giannini, vista la performance delle Steyr, decisero di gettare la spugna.
Rimane storica la vittoria della Abarth 695 SS con pilota Maurizio Zanetti e preparata da Romeo Ferraris che inviata dallo stesso Abarth in Austria per sconfiggere in casa le rivali di sempre riportò una vittoria schiacciante.

Ed è stato girato persino un video :

venerdì 12 marzo 2010

500 Avventura - Dalle Piramidi agli Obelischi


Seguiamo il Raid Avventura di Roberto Righetti che con la sua Fiat 500 D accompagnato da due fuoristrada percorrerà 6000 km tra strade e deserto al fine di proseguire il Raid di due anni fa "Dalla Piramide alle Piramidi".

giovedì 4 marzo 2010

E' in arrivo una Fiat 500 N del 1958 a Scarlino (GR)

Ragazzi, ecco le foto di una mia ricognizione nel paese di Scarlino dove ho potuto entrare in contatto con Marcello N. proprietario di una....rullo di tamburi...Fiat 500 N del 1958 con tanto di documenti e targhe originali.
Purtroppo la nonna cinquina è ancora in fase di restauro ma dalle poche foto scattate potrete vedere particolari originali molto interessanti del modello in questione.
Marcello mi ha assicurato che il restauro sarà minuzioso e non assisterò a spregi come quelli così diffusi nel variegato mondo delle Fiat 500.
Insomma a voi le foto :

La Fiat 500 N del 1958 di Marcello

martedì 2 marzo 2010

La radiolina da portacenere

Vi propongo un interessante articolo del Corriere della Sera sulla storia dell'azienda Autovox. Ricordate la mitica Autovox modello Piper di cui tra l'altro sono un fiero possessore?
Era la radiolina tanto piccola da poter entrare nello spazio occupato dal portacenere del Cinquino (cfr la foto).


L'azienda Autovox ha rappresentato un'altra fetta del nostro Made in Italy industriale in grado di precorrere l'evoluzione tecnologica anni 70 ma che il malcostume della politica italiana di allora non seppe affatto gestire.


INDUSTRIA . CON LA FINE DELLA " CASSA " PER I 234 LAVORATORI, L' ATTO DI MORTE DELL' AZIENDA DI VIA SALARIA
L' agonia dell' Autovox, cinquant' anni di fatti e misfatti romani
------------------------- PUBBLICATO ------------------------------ INDUSTRIA . Con la fine della "cassa" per i 234 lavoratori, l' atto di morte dell' azienda di via Salaria TITOLO: L' agonia dell' Autovox, cinquant' anni di fatti e misfatti romani - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - di ROBERTO DELLA ROVERE
Finira' il 14 giugno con la cessazione della cassa integrazione per i 234 lavoratori, la lunghissima agonia dell' Autovox di via Salaria. Sara' l' atto di morte ufficiale (da anni la fabbrica e' uno scatolone vuoto, oggetto di trattative per farne un centro commerciale) di una delle aziende "storiche" dell' industria romana: protagonista nel bene e nel male, di un "pezzo" di storia industriale e sindacale della citta' . Una storia che prende avvio agli inizi degli anni ' 30 quando Giordano Bruno Verdesi, affascinato dal nascente mondo della radio, fonda la sua prima creatura, che chiama "Industria audiotecnica italiana". E quando propone il primo esemplare di autoradio . uno scatolone ingombrante e gracchiante . la novita' suscita al piu' qualche curiosita' . Si addensa intanto la bufera sull' Europa: cosi' accantonata l' idea dell' autoradio "civile", il giovane imprenditore si trova proprietario di uno stabilimento per la fabbricazione di guerra. Ma l' 8 settembre, con l' occupazione tedesca, non risparmia neppure la sua fabbrica: le autorita' germaniche mettono i sigilli, proibiscono ogni produzione. La pace ritrova Verdesi senza piu' nulla, salvo il vecchio sogno dell' autoradio. E Giordano Bruno ricomincia da capo: inizia di nuovo lo studio di quelli che ancora si chiamano "ricevitori per auto", perfeziona le tecnologie, inizia una produzione su scala industriale. Siamo al 1953: vengono acquistati dei capannoni sulla via Salaria e qui, in questa terra rubata al pascolo di buoi e pecore, nasce l' Autovox. Vittorio Valletta, in questi anni "nume" indiscusso della Fiat, non si fa sfuggire la novita' , le autoradio romane conquistano i mercati. Nel frattempo si e' affacciato un altro protagonista: il televisore. Ed e' ancora l' Autovox a conquistare i mercati. Nel ' 69 e nel ' 70 il clima dentro l' azienda si fa pesante: scioperi, proteste, anche qualche azione di sabotaggio. L' oramai cavaliere del lavoro Bruno Verdesi, decide di passare la mano: non prima di aver assicurato . cosi' almeno crede . l' avvenire della fabbrica e dei 2.700 lavoratori cedendola all' americana "Motorola". La fabbrica e' sana: gia' pronta perfino al Tv color, in anticipo su francesi e tedeschi. Ma i politici gia' si allenano a "Tangentopoli": e sul Tv color inizia un assurdo balletto di veti incrociati. Gli stessi americani, capita l' antifona, mollano l' osso. Nell' 83, a sorpresa, l' Autovox viene comperata da Franco Cardinali, fino allora sconosciuto imprenditore di Terni. La situazione dell' azienda appare gia' compromessa, ma Cardinali va avanti, fonda un' altra societa' , la "Nuova Autovox". Confida in un finanziamento di 40 miliardi da parte della Rel, la finanziaria pubblica creata per salvare le aziende elettroniche in crisi. E lo ottiene assieme al 46% delle azioni. Di suo ha messo solo 500 milioni. Si grida allo scandalo, nasce una commissione d' inchiesta composta di tre saggi: manco a dirlo, non si conclude nulla. Quel che segue in una serie incredibile di intrecci proprietari e giudiziari, potrebbe essere riportato in un manuale del malcostume politico amministrativo. E nell' agosto dell' 88 si giunge al fallimento e alla nomina di un commissario straordinario, il professor Riccardo Gallo. Inizia una serie infinita di tentativi di liquidazione, tutti vani. Spes ultima dea: ora i sindacati affermano che "in questi ultimi due mesi rimane ancora una possibilita' di vendita dello stabilimento con la ricollocazione di una parte dei lavoratori". Ma sembra una pietosa bugia: l' unica prospettiva per i lavoratori rimasti e' , ammettono gli stessi sindacati, un progetto di lavori socialmente utili. Si attende insomma una mano tesa dal Campidoglio.

Della Rovere Roberto

Pagina 41
(10 aprile 1996) - Corriere della Sera

Poi c'era anche la ditta Voxson con il suo modello di autoradio minimalista "Tanga". Link al commento di uno degli ultimi tecnici ad aver lavorato in questa azienda prima della chiusura definitiva ( tratto dal blog www.radiobakelite.com ).
Un esemplare di Voxson Tanga FM l'ho trovata su ebay e l'ho montata sulla mia Fiat 500 L (Grande Puffo Puff500).
La confezione completa di un'autoradio Voxson Tanga conteneva un supporto di aggancio al cruscotto, tutti i cablaggi con fusibile di vetro e due radioline estraibili con guaina in similpelle nera, una radiolina rossa per le frequenza AM e una verde, come quella in mio possesso, per le frequenze FM.
Pensate che la Voxson Tanga era un progetto di Bertone , un altro grande nome del design italiano anni 60-70.